Il ministro Tria torna all'università dove cominciò come ricercatore, ma prima fa un salto dal vescovo FOTO

TERAMO – Torna a Teramo nella università dove, nel 1977, cominciò la sua carriera accademica nel 1977 come vincitore di un contratto di ricerca, il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Lo ha fatto per parlare di appalti e contratti pubblici, all’interno del Corso di insegnamento di “Diritto degli Appalti pubblici” dell’Università di Teramo, diretto dal professor Alberto Zito. Nel corso del seminario in Aula Magna nella Facoltà di Giurisprudenza del Campus di Coste Sant’Agostino, il ministro ha tenuto a battesimo anche la convenzione siglata tra i rettore dell’Università di Teramo, Dino Mastrocola, e il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Teramo, Agreppino Valente, con la quale “si è inteso dare vita a un progetto pilota di sinergia ‘virtuosa’ tra Accademia e mondo delle professioni”.

Il ministro Giovanni Tria, che prima di partecipare al seminario ha portato un saluto al vescovo di Teramo, monsignor Lorenzo Leuzzi, nella sede della curia vescovile in piazza Martiri della Libertà, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza e l’originalità della convenzione, ricordando che questo traguardo raggiunto a Teramo, “era nei progetti e nelle idee della Scuola nazionale di amministrazione quando si provava ad avere rapporti con le università”. Quanto agli appalti e al tema del seminario, Tria ha affrontato il problema del rilancio della crescita dell’Italia passando proprio dagli appalti, ricordando che il Paese è alle prese con la complessa problematica dei fondi per le opere publiche non utilizzati per gli appalti bloccati: “Oggi abbiamo una enormità di fondi stanziati dai precedenti governi – ha detto il ministro dell’Economia – e che noi dobbiamo sbloccare: qualche settimana fa abbiamo avuto fa un primo rapporto, da uno studio fatto  all’interno del nostro ministero e abbiamo calcola che ci sono 87 miliardi di di euro fondi, ben definiti ma bloccati, in giro per l’Italia nelle varie amministrazioni”. Una delle difficoltà a far andare avanti appalti e investimenti secondo Tria risiede anche nella cosiddetta ‘paura a mettere la firma, a far andare avanti investimenti e far andare in tempi utili gli appalti. Negli anni da amministrazione che faceva le cose, si è passati all’amministrazione che fa fare agli altri. Man mano che non fa le cose, non le sa fare più, come capacità tecnica di operare, e se non sai fare le cose, non hai la capacità tecnica di guidare gli altri, di guidarli e di capire cosa stanno facendo, nasce l’incertezza, nasce la paura. Per cambiare le cose, bisogna sì cambiare le norme ma ricostruendo la capacità tecnica delle pubblica amministrazione di fare le cose e di far fare le cose, capace di operare e avere rapporto con settore privato, mettere insieme diritto amministrativo con capacità professionale di ingegneri e architetti”.